Oggi ricorre il sessantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma che ha dato vita alla CEE e alla Politica Agricola Comune (PAC), i cui principi ispiratori erano quelli di garantire una vita giusta alle comunità agricole, stabilizzare i mercati, garantire l’approvvigionamento alimentare in Europa con prezzi degli alimenti che fossero accessibili a tutti i consumatori. Ebbene, possiamo dire che tali principi sono stati ampiamente disattesi.
L’agricoltura di tipo industriale è un sistema destinato ad implodere; il futuro è altro, è il cambiamento verso un sistema di agricoltura naturale e sostenibile che non si basi sull’utilizzo dei pesticidi, che non punti sulla monocoltura.
Io credo, e sto lavorando in tale direzione, che la produzione agro-alimentare debba voltare pagina, puntando su prodotti sani e di buona qualità, garantendo la qualità organolettica dei cibi e il diritto economico di accesso a tutti indistintamente.
Un dato dovrebbe incoraggiare: la Sicilia è la Regione che già più di tutte ha puntato sul biologico, ma allo stesso tempo dobbiamo anche tenere conto che la stragrande maggioranza di questi prodotti vengono esportati fuori dalla nostra Isola. Quindi consumiamo poco di quel biologico che produciamo.I burocrati di Bruxelles che troppo spesso dettano le agende politiche nazionali stanno contribuendo a distruggere quel poco di agricoltura sana che ancora esiste. Pensiamo al TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) con gli USA, cioè all’accordo commerciale di libero scambio, che per fortuna sembra essere scongiurato
Quindi a distanza di sessant’anni dalla firma dei trattati fondanti di quella che oggi è l’Unione Europea, occorre intraprendere un cambio di passo che guardi alla prospettiva di nuove politiche agricole che puntino sulla stabilità alimentare e sul diritto al cibo come principio fondamentale dell’UE.