Dubbi sulla legittimità della procedura, sulle ripercussioni ambientali e sulla sostenibilità economica del progetto, dati i precedenti in questo settore
Davanti al porto di Balestrate potrebbero nascere attività di allevamento ittico, estese su quasi 300 mila mq di specchio acqueo. Nutriamo dubbi sia sulla legittimità della eventuale concessione demaniale, che sull’opportunità di permettere questo insediamento produttivo all’interno di una ’area sensibile’ del Golfo di Castellammare, per ragioni ambientali ed economiche.
Sul tema ha presentato un’interpellanza all’Ars, indirizzata al presidente della Regione e all’assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente, chiedendo l’annullamento in autotutela di ogni atto relativo alla richiesta di concessione, presentata dalla ditta Sicily Fish Company Srl ad aprile di quest’anno. Ho chiesto inoltre l’intervento dell’Ufficio legislativo e legale della Regione per verificare la corretta applicazione, nel procedimento, di una legge regionale, tenuto conto anche di quanto ribadito ripetutamente dalla Corte costituzionale, non ultimo con l’ordinanza 117/2019, sull’obbligo di non applicare normative statali o regionali in contrasto con le norme comunitarie.
La concessione sarebbe ‘dovuta’, per l’Ufficio del dipartimento regionale dell’Ambiente, secondo quanto prevede l’art. 24 della Lr 1/2019 per il rilascio di nuove concessioni marittime. Tuttavia, proprio questo articolo è stato impugnato dal Consiglio dei Ministri, cosa che pertanto potrebbe portare alla incostituzionalità della stessa norma e che comporterebbe il diniego della richiesta. Inoltre, in presenza di tale procedura, peraltro di diretta derivazione comunitaria, vi è l’obbligo di considerare il combinato disposto tra la Lr 1/2019 e il D.lgs 152/06. In altre parole: prima sarebbe imprescindibile fare la verifica di assoggettabilità alla Via (valutazione di impatto ambientale) o la Via oppure, bisognerebbe specificare che la concessione si riferisce ad attività che non saranno sottoposte a Via.
Diversi poi gli elementi di criticità di questa istanza che avrebbero dovuto far drizzare le orecchie ad una ignara Regione. Riteniamo infatti non sia pensabile introdurre un arricchimento intensivo di sostanze nutritive nelle acque, che potrebbe ulteriormente eutrofizzare e compromettere la situazione ambientale e sanitaria del Golfo di Castellammare, per la quale la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per la mancata depurazione delle acque. Inoltre l’Unione europea ha già ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia anche per non aver provveduto alla designazione delle aree sensibili del Golfo a rischio di eutrofizzazione.
Per non parlare poi del profilo economico: le attività di allevamenti ittici avviate in passato all’interno del Golfo sono state interrotte nel giro di pochi anni per problemi di redditività, mentre ci sono siti molto più adatti ad accogliere attività di questo tipo fuori dal Golfo, anche per aspetti legati alla commercializzazione, alla industrializzazione e alla distribuzione del prodotto ittico. Tutte condizioni che andrebbero valutate attentamente e che al momento fanno ritenere la scelta del luogo di tale progetto controindicato in questo territorio.