Sempre impegnata in prima persona al controllo dei progetti riguardanti gli impianti di trattamento dei rifiuti, sabato 28 dicembre ho partecipato al consiglio comunale aperto a Calatafimi – Segesta avente come ordine del giorno il progetto per la realizzazione di un impianto di trattamento e recupero di materiali ed energia a frazione secca e umida presentato dalla ditta Owac.
Di seguito alcune mie dichiarazioni durante il consiglio:
“Il problema prioritario di questo progetto è che è sganciato, al solito, da ogni pianificazione pubblica, e quindi presenta alcune criticità che ne sono diretta conseguenza, ad esempio, in primis:
1) i quantitativi sono importanti rispetto ai fabbisogni locali, si parla di 80 mila ton. di rsu e 65 mila ton. Di organico annuale;
2) c’è un cogeneratore x generare energia utile all’impianto ma non si sa dove il prodotto principale del complesso industriale, il metano, vada a finire.
3) la società proponente è una società di progettazione, vorremmo sapere quali garanzie di efficace e sana gestione possa dare, non riscontrando una chiara esperienza che doveva essere evidenziata indicando le realizzazioni già fatte e gestite.
I servizi essenziali come l’accesso all’acqua, l’istruzione o, nel nostro caso, la gestione dei rifiuti, sono servizi pubblici che devono essere garantiti ed organizzati dal pubblico e per tutti, senza escludere nessuno; l’imposizione di tasse o di tariffe, sia ben inteso, giustificate, non sono compatibili con il libero mercato.
La confusione in questo campo finisce per penalizzare i soggetti più seri e capaci a favore della solita speculazione ai danni dei cittadini, per questa ragione, visto il proliferare di istanze in assenza di alcun bando di gara in materia di impianti per il trattamento dei rifiuti, sto inoltre scrivendo all’ANAC per chiedere maggiori controlli sugli iter procedurali in corso presso la Regione Siciliana.
Ritengo che attorno ai rifiuti, alla capacità di tornare a recuperare materia si gioca una battaglia di benessere e civiltà e per questo sto depositando un ddl sull’economia circolare che analizza non più il solo ciclo dei rifiuti, ma anche i fabbisogni di nuove aziende che possano produrre, come nel resto di Europa, nuovi prodotti creando occupazione stabile al Sud.