“Questa vicenda del grano la dice lunga sulla spregiudicatezza di alcuni speculatori disposti a ogni trucco pur di aggirare le norme sulla tutela alimentare. Ecco perché è opportuno che le leggi siano sempre più dettagliate e i controlli sempre più rigidi”. La denuncia di Attiva Sicilia arriva sul tavolo del presidente Musumeci attraverso una mozione la cui prima firmataria è Valentina Palmeri. La circolazione del grano riguarda anche il consumo siciliano oltre che i centri di stoccaggio dell’isola.
Il caso che Attiva Sicilia mette in evidenzia ha origine a Foggia, da una nota di Confagricoltura che ha fatto scattare l’allarme. Importanti trader compravano grano duro estero, quasi certamente di dubbia qualità visto il prezzo d’acquisto, per rivenderlo a commercianti locali. Singolare la dicitura in fattura: grano duro naz, dove il naz, giocando sull’inganno, dovrebbe significare nazionale. L’esatta dicitura invece dovrebbe essere “grano duro nazionalizzato”, che è cosa ben diversa. Ma giocando su questo equivoco si aggira la norma e si esercita concorrenza sleale verso i produttori onesti perché la dicitura corretta non è al momento obbligatoria.
Spiegano Angela Foti e Matteo Mangiacavallo: “Non a caso, in un momento di crescita del prezzo del grano locale, anche per la scarsa disponibilità di prodotto dovuta alle avversità atmosferiche, è bastato il semplice arrivo di tali grani esteri per invertire la tendenza di mercato”. E così, di fatto, per via di un prezzo migliore ma di una qualità non verificata, girano in Italia grani che di italiano hanno solo la scritta in fattura.
Ma il tema della sicurezza va esteso anche sul sistema dei controlli del prodotto che sbarca nei porti siciliani come Pozzallo. L’indagine visiva non può determinare la presenza di fitofarmaci, né può rilevare la presenza di micotossine, dato che le stesse tendono a prodursi non nella parte superficiale del carico, ma lì dove temperatura, umidità, carenza di ossigeno e di luce ne favoriscono lo sviluppo. E il nemico numero 1 è l’aflatossina B1. Si tratta di una tossina di maggiore interesse tossicologico perché genotossica ed epatocancerogena, che può svilupparsi durante la coltivazione ed il raccolto. Essendo genotossica, non è possibile stabilire una soglia massima di assunzione con la dieta e, pertanto, il principio tossicologico di riferimento è quello di mantenere il livello di esposizione il più basso possibile.
“E’ indispensabile – sottolinea Palmeri – che la normativa preveda un sistema capace di tutelare il consumatore in ogni suo aspetto, la trasparenza è un requisito non derogabile in modo che si possa scegliere liberamente conoscendo l’esatta origine dei prodotti, per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, nonché per evitare interpretazioni elusive, nel rispetto anche del diritto alla salute”.
Ultimamente un noto produttore italiano, che basa la sua produzione sui sistemi tradizionali di lenta essicazione e trafilatura, ha stretto un accordo con i produttori locali, per potere utilizzare grano scelto italiano , privo di fitofarmaci, dando in tal modo sicurezza e stabilità ai produttori locali.
“Ciò che chiediamo al governo regionale – sottolineano Pagana e Tancredi – è di dare concretamente seguito, nel settore dei grani antichi siciliani, alle previsioni normative quali gli accordi di rete, sistemi di cooperazione, accordi di filiera, al fine di creare forme di valorizzazione e aggregazione dei produttori locali di grani antichi siciliani, attivandone i percorsi di riconoscimento. Ma anche di attivare un’interlocuzione con il Governo nazionale affinché sia garantita la massima trasparenza sulla filiera del grano e sia controllato il percorso dei grani esteri”.