In questo periodo dell’anno alcuni fiumi e torrenti siciliani si tingono di nero, tra le cause, oltre i depuratori malfunzionanti e sversamenti illeciti, ci potrebbero essere, si legge, “anche gli scarichi delle acque di vegetazione direttamente nei corsi d’acqua”.
Questa la precisa denuncia di Mareamico (link alla notizia: https://www.agrigentonotizie.it/…/inquinamento-frantoi…)
Mareamico dichiara: “Tutto ciò accade nonostante l’intensa attività dei carabinieri del nucleo forestale, che ogni anno sono impegnati nell’attività di contrasto di questa follia collettiva”.
Questo fenomeno è un problema abbastanza serio, ed è stato già denunciato anche altrove in Sicilia, e in alcuni casi i responsabili individuati.
Se il fenomeno esiste, sarebbe interessante capire se i controlli sulle attività di smaltimento delle acque di vegetazione vengono effettuati e, soprattutto, sarebbe fondamentale iniziare a mettere in atto le soluzioni al problema dello smaltimento di queste acque, perché esistono da anni sia tecniche che leggi in proposito, promulgate proprio allo scopo di evitare scempi ai danni dei corsi d’acqua, del mare, e delle relative flore e faune.
Le acque di vegetazione, che derivano dai residui della lavorazione dei frantoi oleari, costituiscono un problema nei casi in cui, per motivi di caratteristiche del territorio o per mancanza di aree sufficienti, le aziende non possono né praticare lo smaltimento e/o uso agronomico né scaricare direttamente in fognatura. Le soluzioni basate sulla natura, quali ad esempio la fitodepurazione, rappresentano una valida opzione per gestire, in modo sostenibile, le acque di vegetazione.
In generale, oltre la fitodepurazione, laddove non è possibile, ci sarebbe la possibilità di praticare l’utilizzo agronomico di queste acque, che è già regolamentato dalla legge 11 novembre 1996, n. 574, (su alcuni terreni e entro certi quantitativi), e che prevede una delibera da parte del comune per la messa a disposizione dei terreni adatti.