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Modificare la Pac post 2020 in fase di votazione per renderla più vicina alla vera struttura portante dell’agricoltura in Europa, cioè i medi e piccoli agricoltori, coloro che hanno il compito di salvaguardare la biodiversità. È l’appello lanciato in una lettera inviata agli eurodeputati italiani affinché modifichino la Politica Agricola Comune europea in fase di votazione al Parlamento di Strasburgo dal gruppo parlamentare regionale Attiva Sicilia e da Guido Bissanti (Movimento Azzurro Sicilia), Alfio Furnari (AIAB Sicilia), Eugenio Cottone (Ordine dei Chimici), Giovanni Dara Guccione (Crea), Barbara Manachini (Università di Palermo), Alfredo Tamburino (Legambiente Sicilia), Giuseppe Li Rosi (Simenza), Leandro Janni (Italia Nostra), Pani, Catania Ecologia, Pro Natura, Organica Sicilia, Associazione Orione, Lipu, Lipu Catania, Medicina Democratica, Wwf, Acu, Usb, Aras, Fai Sicilia, Associazione Agricoltura rigenerativa Sicilia, Aiab Valle del Simeto, Gusto di Campagna, Altragricoltura, Salvatore Cacciola (Rete Fattorie Sociali), Sicilia, Isde, Latte Nobile, Codex, Terraeliberazione, associazione per l’Agricoltura Biodinamica sezione Proserpina, Consorzio meglio Meno, Ente Fauna Siciliana, Slow Food Sicilia, Permacoltura Sicilia, Coop e associazione Cea Nebrodi, Legambiente circolo Erei Enna, Cea Von Humboldt Aps, Antonino Lo Bello (Fà la cosa giusta! Sicilia).
“Bruxelles, nel suo Farm to Fork, punta a raggiungere entro il 2030 – afferma Valentina Palmeri di Attiva Sicilia – una riduzione del 50% dell’utilizzo dei fitofarmaci, aumentare del 25% i terreni coltivati a biologico, ridurre del 20% i fertilizzanti, a trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità, ecc. La strategia prevede un finanziamento di 20 miliardi all’anno tra fondi Ue, nazionali e privati. Se ne deduce che per poter raggiungere questo obiettivo è necessario una ingente caratterizzazione, oltre che della PAC, anche del prossimo PSR”.
“A nostro avviso – si legge nella lettera – il ruolo della nuova Pac dovrà essere quello di un periodo di transizione per abbandonare un, oramai, logoro modello di agricoltura e di legame con i mercati globali che sta indebolendo sempre più la struttura portante dell’agricoltura e della salvaguardia della biodiversità che sono i medi e piccoli agricoltori. L’analisi sulla attuale riforma porta a considerare che questa non impedirà, né risolverà l’annuale scomparsa di migliaia di aziende agricole, l’invecchiamento della popolazione agricola, la desertificazione delle zone rurali, l’intensificazione dei modelli di produzione e il conseguente deterioramento della qualità del cibo e l’impatto negativo sull’ambiente, oltre a molti altri problem. Ci aspettiamo una Pac di transizione e non una Pac di stabilità del sistema perché l’attuale sistema agroalimentare è tutt’altro che stabile e, soprattutto, tutt’altro che sincrono con le esigenze di una Natura ed una umanità sempre più povere”.
“Siamo convinti – prosegue la lettera – che, in questo senso, il Parlamento europeo nei riguardi della regolamentazione dell’organizzazione del mercato comune, debba avviare una nuova stagione politica e, quindi nuove determinazioni, senza le quali temiamo fortemente di poter assistere all’ultima PAC”.
Nella lettera vengono contemporaneamente evidenziate delle proposte migliorative:
– Regime dei piccoli agricoltori: è opportuno ed essenziale che sia rivista la decisione della precedente Comagri di stabilire un aiuto massimo di 1250 euro per beneficiario;
– Strutturazione del Capping e pagamenti redistributivi: si ritiene opportuno che sia rivista la decisione del precedente Comagri della limitazione ad un massimo del 10% del totale dei bilanci nazionali per il primo pilastro della PAC e di attuare un ritiro progressivo e decrescente per i beneficiari che ricevono tra i 60.000 e i 100.000 euro di pagamenti diretti all’anno. In questo senso va riaffermato l’obbligo degli Stati membri di applicare un massimale.
– Regimi ecologici (Eco-schemi): è opportuno integrare, così come voluto dal F2F, i modelli di produzione sostenibile già esistenti, come l’agroecologia (secondo la definizione data dalla FAO) e l’agricoltura biologica, negli Eco-schemi senza requisiti per introdurre nuove pratiche. Inoltre, per ovvia contrapposizione e mancanza di caratteristiche “ecologiche”, è necessario che i modelli di agricoltura super-intensivi (caratterizzati dalla cosiddetta agricoltura “intelligente” o “di precisione”), che sono notoriamente totalmente insostenibili, siano ritirati dagli Ecoschemi. Per queste ultime sarebbe invece opportuna l’introduzione di alcune pratiche più rispettose dell’ambiente.
– Revisione della definizione di ettari ammissibili: per quanto detto sulla corretta integrazione tra attività agricola ed ecosistema il mantenimento di terreni in buone condizioni agronomiche non dovrebbe essere considerato un’attività minima sufficiente, a meno che l’area non sia integrata in una pratica di rotazione.
– Condizionalità sociale dei sussidi: è opportuno che venga attuata la condizionalità sociale dei sussidi, rendendo obbligatorio per i beneficiari il rispetto della legislazione vigente in materia di lavoro, mettendo in atto procedimenti per la restituzione delle sovvenzioni in caso di gravi violazioni.
– Regolamentazione pubblica: si ritiene necessario un meccanismo che permetta alla PAC una integrazione per il mantenimento dei meccanismi di regolamentazione pubblica dei mercati onde contrastare la volatilità dei prezzi e garantire che questi ultimi siano stabili per i produttori e i consumatori.